Pogo-sticking: cos’è e perché è importante

Pogo-sticking: cos’è e perché è importante

L’abbondanza di informazioni sul web ha creato una competizione spietata per ottenere l’attenzione del pubblico. La capacità di un sito web di fornire risposte rapide e pertinenti alle esigenze degli utenti è un requisito fondamentale. Un comportamento di navigazione che può indicare una discrepanza tra le aspettative degli utenti e ciò che un sito offre è chiamato “pogo-sticking“.

Questo fenomeno, spesso sottovalutato, può avere un impatto significativo sull’efficacia delle strategie di marketing e sul posizionamento nei motori di ricerca. Capire in modo approfondito la natura del pogo-sticking, delle sue cause e delle sue conseguenze può essere utile per ottimizzare le performance online e raggiungere i propri obiettivi.

Pogo-sticking: cos’è e perché è importante

Pogo-sticking: cos’è

Il pogo-sticking descrive il comportamento dell’utente che, dopo aver cliccato su un risultato di ricerca, torna rapidamente alla pagina dei risultati per selezionare un link diverso. In pratica, l’utente “rimbalza” dal sito web alla pagina di ricerca, come su un pogo stick, segnale che il contenuto trovato non ha soddisfatto la sua richiesta iniziale.

Questo “rimbalzo” può avvenire per diverse ragioni: il titolo o la meta descrizione del risultato potrebbero essere fuorvianti, promettendo contenuti diversi da quelli effettivamente presenti; il sito potrebbe essere lento a caricare o difficile da navigare; oppure, semplicemente, le informazioni presentate potrebbero non essere pertinenti o sufficientemente esaustive rispetto alla query di ricerca. Il pogo-sticking è un indicatore importante da monitorare, poiché segnala un problema di allineamento tra le aspettative dell’utente e l’offerta del sito web.

Pogo-sticking vs Bounce Rate

Spesso si tende a confondere il pogo-sticking con la frequenza di rimbalzo (bounce rate) ma, sebbene entrambi i parametri siano indicatori dell’esperienza utente sul sito web, essi rappresentano concetti distinti. La frequenza di rimbalzo misura la percentuale di sessioni single-page, ovvero le visite in cui gli utenti abbandonano il sito dopo aver visualizzato una sola pagina, senza interagire ulteriormente.

Il pogo-sticking, invece, implica un ritorno alla pagina dei risultati del motore di ricerca (SERP) dopo una breve visita a un sito web, seguito dalla selezione di un risultato diverso. Mentre un’alta frequenza di rimbalzo non indica necessariamente un problema (ad esempio, un utente potrebbe trovare l’informazione cercata in una singola pagina e abbandonare il sito soddisfatto), il pogo-sticking suggerisce quasi sempre un’insoddisfazione legata alla pertinenza dei risultati.

Un utente che effettua pogo-sticking sta attivamente cercando un contenuto migliore, segnalando ai motori di ricerca che la pagina visitata non ha risposto adeguatamente alla sua query.

Pogo-sticking e SEO

I motori di ricerca, come Google, interpretano il pogo-sticking come un segnale negativo di pertinenza e qualità. Se gli utenti abbandonano rapidamente una pagina dopo aver cliccato su di essa dai risultati di ricerca, questo comportamento suggerisce che il contenuto non corrisponde alla query di ricerca o non offre un’esperienza utente soddisfacente. Di conseguenza, i motori di ricerca potrebbero penalizzare il sito, abbassandone il posizionamento nelle SERP.

Un ranking inferiore significa minore visibilità e, in definitiva, un calo del traffico organico. Al contrario, un basso tasso di pogo-sticking, abbinato ad altri fattori positivi come un buon tempo di permanenza sulla pagina e una bassa frequenza di rimbalzo, può contribuire a migliorare il posizionamento del sito, segnalando ai motori di ricerca che i contenuti offerti sono rilevanti e di qualità.

Cause del pogo-sticking

Identificare il pogo-sticking non è né semplice, né immediato, poiché non esiste una metrica specifica che lo misuri direttamente. Allo stesso tempo, però, combinando l’analisi di diversi dati e utilizzando gli strumenti giusti, è possibile individuare segnali che suggeriscono la presenza di questo comportamento. Google Analytics, ad esempio, offre informazioni preziose sulla frequenza di rimbalzo, sul tempo di permanenza sulla pagina e sulle sorgenti di traffico.

Un’alta frequenza di rimbalzo combinata con un tempo di permanenza molto breve, soprattutto per il traffico proveniente dai motori di ricerca, può indicare un potenziale problema di pogo-sticking. Google Search Console fornisce ulteriori dati sul click-through rate (CTR) e sulla posizione media del sito nei risultati di ricerca: un CTR elevato associato a un ranking stabile, ma con un calo del traffico organico, potrebbe suggerire che gli utenti cliccano sul link, ma abbandonano rapidamente la pagina insoddisfatti.

Analizzando congiuntamente questi dati, è possibile ottenere un quadro più completo e individuare le pagine che potrebbero essere soggette a pogo-sticking, permettendo di intervenire con strategie mirate di ottimizzazione. Inoltre, strumenti di analisi del comportamento degli utenti, come le mappe di calore e le registrazioni delle sessioni, possono fornire ulteriori insight sulle interazioni degli utenti con la pagina, aiutando a comprendere le ragioni del loro “rimbalzo”.

Come risolvere questo problema

Per affrontare il pogo-sticking è necessario focalizzarsi sul miglioramento dell’esperienza utente e sull’allineamento dei contenuti con le reali intenzioni di ricerca. Innanzitutto, è fondamentale ottimizzare la velocità di caricamento del sito – in questo può essere utile affidarsi ad un servizio di hosting affidabile, come quello di VHosting -, poiché un’attesa prolungata può indurre gli utenti ad abbandonare la pagina prima ancora che il contenuto venga visualizzato completamente.

Altrettanto importante è garantire una navigazione intuitiva e user-friendly, con una struttura chiara, link interni ben organizzati e una facile reperibilità delle informazioni. La qualità dei contenuti deve essere la base di tutto: testi ben scritti, pertinenti alla query di ricerca e privi di errori, insieme a elementi multimediali come immagini e video, possono contribuire a catturare l’attenzione dell’utente e a incoraggiarlo a rimanere sulla pagina.

Inoltre, è essenziale ottimizzare i titoli e le meta descrizioni dei risultati di ricerca, assicurandosi che riflettano accuratamente il contenuto della pagina ed evitino promesse fuorvianti. Va poi adattato il sito a tutti i dispositivi, garantendo una visualizzazione ottimale su desktop, tablet e smartphone (design responsive), è fondamentale per offrire un’esperienza utente coerente e soddisfacente, riducendo così la probabilità di pogo-sticking.

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